parco valle lambro

Lo sapevi che il Parco è…meraviglia

 

Ci sono cose nella vita che lasciano a bocca aperta. E spesso sono quelle che arrivano all’improvviso e che irrompono nella quotidianità sempre uguale. Ebbene, per rompere questa quotidianità non serve andare lontano, ma basta aprire bene gli occhi. Un “magico ciliegio”, fiorito per pochi giorni all’anno, può sembrare una casa sotto la quale ripararsi o, semplicemente, una meraviglia da ammirare. Il parco è anche meraviglia, è quel “ooohhhhh” che capita poche volte nella vita. Ed è qui dietro.

 

I laghi

I Laghi di Alserio e Pusiano costituivano un unico bacino di origine glaciale diviso, poi in due dai sedimenti trasportati per millenni dal Lambro.

Il Lago di Alserio ha una superficie di un chilometro quadrato e profondità media di circa cinque metri. È alimentato da sorgenti e affioramenti di falda oltre che da piccole rogge; il ricambio è garantito da un piccolo emissario, la “Coda”, che si butta nel Lambro. Le sue sponde sono coperte dal canneto, ambiente pregiato e ricco di fascino.

Il lago di Pusiano, più antropizzato, ha una valenza più legata alla fruizione che naturalistica. Ha una superficie di circa cinque chilometri quadrati e profondità massima di circa 24 metri. Riceve le acque del Lambrone che esce poche centinaia di metri più a valle. A sud ovest di Pusiano si trova l’isola dei Cipressi, piccola collina naturale fortificata in epoca medievale e oggi di proprietà privata.

 

Il fiume

Il Lambro è il fiume della Brianza: ne ha modellato il territorio, prima, e ne ha influenzato lo sviluppo economico, poi. Per anni ha anche raccolto tutti gli scarti prodotti diventando oltremodo inospitale. Solo la costruzione dei depuratori e la sua capacità di auto depurarsi l’hanno riportato a nuova vita.

Sorge a Magreglio sul Piano Rancio a 942 m s.l.m. e scorre fino ad Erba come torrente montano; qui sfocia nel Lago di Pusiano da cui esce poche centinaia di metri più a valle. A questo punto assume andamento più vario: tra Nibionno e Briosco rallenta costituendo anche zone paludose, mentre subito dopo, il restringimento della valle e l’aumento della pendenza, lo portano ad aumentare la velocità. A Lesmo il fiume si allarga ed entra nel Parco di Monza, ne attraversa il centro, poi entra a Sesto S. Giovanni ed infine lambisce il confine orientale di Milano. È ormai un fiume di pianura e prosegue la sua corsa fino a Orio Lita dove sfocia nel Po.

 

I boschi

L’elevata antropizzazione del territorio del Parco fa sì che i boschi principali si trovino lungo il fiume. Nei terreni perennemente intrisi d’acqua si trovano boschi umidi caratterizzati da salici, ontani e pioppi e da uno strato erbaceo ricco di carici, felci ed equiseto.

Sui terreni più asciutti si trovano boschi caratterizzati da querce, carpini, frassini, aceri e da nocciolo, biancospino e corniolo nel sottobosco.

Purtroppo la tipologia più diffusa è di origine antropica ed è rappresentata dalla formazione a robinia. Boschi composti solo da robinia sono i più deteriorati, ma si trovano anche boschi nei quali alla robinia si affiancano specie più pregiate. Il sottobosco è solitamente fitto con grandi quantità di rovo, in quanto la copertura della robinia è più rada di quella di querce e carpini.

 

Gli stagni e le bevere

Nel Parco sono presenti diversi stagni, rogge, bevere che costituiscono una delle tante rilevanze naturalistiche e ambientali. Alcuni stagni hanno origine da affioramenti di falda di origine naturale, mentre la maggior parte è il risultato di attività estrattiva. Sono concentrati nella zona centrale e settentrionale del Parco. I principali sono i due laghetti dell’Oasi di Baggero (Merone), il lago di Malpaga (Monguzzo), i laghetti di Carpanea, i laghi Verdi e gli stagni della Fornacetta (Inverigo), lo stagno di Castelletto (Canonica di Triuggio).

Tra rogge, bevere e torrenti, citiamo solo due piccoli corsi d’acqua particolarmente suggestivi. La bevera di Renate, che si snoda tra Renate, Briosco e Besana attraverso un’ampia zona boschiva e il Rio Pegorino, che attraversa una zona boscata di notevole interesse tra i comuni di Casatenovo Besana, Triuggio, Correzzana e Lesmo.

 

I prati e i campi

I campi coltivati rappresentano sicuramente un elemento caratterizzante del Parco, in quanto l’agricoltura ha sempre svolto un ruolo fondamentale per l’economia brianzola.

Nel territorio del Parco la superficie destinata alla coltivazione è pari circa al 40%. I terreni agricoli sono occupati per il 60% da seminativi, per il 39,2% da prati permanenti mentre meno dell’1% è occupato da coltivazioni permanenti.

Negli ultimi anni si sta assistendo ad un aumento di forme di agricoltura intensiva, a discapito dei piccoli campi, causando una perdita di zone destinate a prato e pascolo e un aumento di aree dedicate alla coltura di seminativi.

La salvaguardia e la conservazione dell’agricoltura riveste notevole importanza, in quanto l’attività agricola se condotta con metodi sostenibili, può aumentare il bagaglio naturalistico della nostra area contribuendo inoltre a tutelare la biodiversità.